mercoledì 18 luglio 2012

Musicoterapia e Alzheimer - Riflessioni (5)

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Dialogo sonoro – comunicazione sonora e movimento

Conclusi i primi sei mesi di lavoro, abbiamo deciso di aprire un nuovo spazio nell’incontro terapeutico. La seduta è stata divise in due parti di durata variabile a seconda delle condizioni specifiche di Francesca giorno dopo giorno. Nella seconda parte si è proseguito ad utilizzare il massaggio sonoro. Nella prima parte, ha avuto inizio una fase di esplorazione musicale basata sulle tecniche principali del dialogo sonoro vero e proprio. Prima attraverso il pianoforte (strumento a lei più familiare), poi con l’uso dei flauti, dei tamburi e di altre percussioni, Francesca e io abbiamo iniziato a comunicare quasi esclusivamente con i suoni, muovendoci nella stanza liberamente, in un setting fisso ma fluido. Francesca ha così potuto far emergere nuove risorse, curiosità e una capacità di concentrazione e di stare nella relazione che sarebbero state inimmaginabili prima di tale lavoro. Farò tre esempi.
Francesca è stata attratta dalla tastiera del pianoforte. Su mia richiesta, ha provato più volte a suonare, schiacciando i tasti del pianoforte per lo più con la mano destra nel registro acuto. Era chiara, forte, la sua voglia di suonare, quanto altrettanto evidente la sua mancanza di energia, i suoi timori e la sua delicatezza. Nella maggior parte dei casi, infatti, Francesca riusciva a schiacciare in autonomia i tasti, ma senza riuscire a emettere alcun suono. L’ho aiutata, facilitando il risultato, suonando insieme mano nella mano. In alcuni casi, lei ha stretto la mia mano, guidandola sui tasti.



Un incontro inatteso è stato quello con il suono dei flauti. In terapia utilizzo normalmente due flauti molto diversi per caratteristiche sonore: un flauto dolce tenore e un flauto bansuri in la. Il primo è caldo, morbido, modulato, perfettamente addomesticato; il secondo è più tonico, ancestrale, aperto. Il flauto dolce è stato usato per primo. In un breve, magico incontro, Francesca ha cercato una vera compenetrazione con me e con il suono. Il filmato che segue mostra la ricchezza di questo incontro, la vitalità del dialogo sonoro in atto.

malgrado la posizione fissa della videocamera tagli le teste, è possibile osservare in modo chiaro
i movimenti delle mani di Francesca. Il suo sguardo, non visibile, era costantemente fisso nel mio

La voce dei flauti è per Francesca un ottimo richiamo al presente, alla relazione, all’incontro con l’altro. Usato in fase di apertura della seduta, favorisce la sintonizzazione e riporta lo sguardo, la mente e il corpo di Francesca nel vivo della relazione terapeutica.

malgrado le teste tagliate, è possibile osservare lo sguardo di francesca
costantemente rivolto verso il mio, e il movimento del bacino, ricco di significati e di energia

I tamburi, infine, sono stati per Francesca uno stimolo efficace al movimento. Il suo passo leggero, lento, quasi impercettibile, ma costante e insofferente, a sostenere un corpo rigido, a volte fuori asse, ha potuto trovato nel suono del tamburo nuova vitalità. Con il tamburo ho accompagnato quel passo attraverso un rispecchiamento preciso ma non schematico, arricchendo in alcune fase il suo movimento. Al ritmo antico del tamburo, Francesca ha accompagnato spesso un bellissimo e fluido movimento del bacino in avanti e indietro (visibile anche nel video precedente con il flauto). Con la collaborazione di una fisioterapista, inoltre, abbiamo stimolato Francesca verso movimenti a lei meno familiari, più dinamici, tonici, rapidi, in direzioni diverse (movimenti circolari, all’indietro) che partissero da un diverso contatto del piede a terra (via le ciabatte, indossate le calze antiscivolo), un po’ temuto, come mostra la foto che segue.

a inizio seduta, il piede, immobile, rimane sollevato da terra, in tensione


Ma infine accolto.

i piedi appoggiati a terra, a metà della seduta

(fine quinta parte - continua)

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